Il Salento è ricco di luoghi affascinanti e inaspettati che narrano di antiche tradizioni e leggende. Tra questi spicca una struttura religiosa sconsacrata, la Chiesa della Madonna di Costantinopoli, nota anche come Chiesa dei Diavoli o Chiesa Nuova, a Tricase.
Realizzata nel 1685 da Jacopo Francesco Arborio Gattinara, marchese di San Martino, che cercava la grazia dopo essersi reso protagonista di decine di guerre sanguinose, fu per anni centro nevralgico di un’importante fiera, quella di San Vito, divenuto il Santo Patrono di Tricase, dopo il “miracoloso” evento che vide protagonista l’Arciprete Don Vincenzo Resci, che qui trovò riparo da cani rabbiosi dopo aver implorato l’intervento del Santo.
Fu proprio la fiera a tenere in vita questa piccola contrada e la Chiesetta, dedicata alla Madonna di Costantinopoli, conosciuta anche come Chiesa Nuova, per via della sua forma piuttosto insolita, un ottagono. Non appena la fiera venne spostata nel paese, per la Chiesa cominciò un periodo di declino che culminò con l’interdizione al culto, avvenuta nel 1878 per mano del vescovo Maselli.
In questo periodo la Chiesa rimase aperta e in balia di atti vandalici, che finirono ben presto per spogliarla delle tele e dei putti che ornavano i suoi cinque altari. Si decise quindi di interdire ciò che restava della Chiesa anche allo sguardo, murandone gli ingressi. Così rimase a lungo fino al 2002, quando la rimozione dei cocci di tufo, sostituiti da un cancello, preannunciava l’intento di recupero della struttura conclusosi poi molto lentamente dopo 11 anni, il 16 Marzo del 2013. La chiesa viene restituita alla città di Tricase con una presentazione suggestiva curata dal regista Edoardo Winspeare.
Anche se del tutto spoglia da ogni ornamento, questa Chiesa continua ad affascinare ed ammaliare quanti le passano vicino. Fu eretta durante il principato di Stefano Gallone, terzo principe di Tricase, che sposò una parente del suddetto marchese di San Martino. La tradizione popolare vuole che Stefano fosse un principe perfido, che non esitava a far saltare le teste di quanti non gli andavano a genio, in una botola all’interno della prigione del Palazzo principesco. Seguiva con partecipazione il susseguirsi di manifestazioni paranormali nelle contrade rurali e forse fu proprio per timore, che diede la possibilità al marchese Gattinara di redimere parte dei suoi peccati edificando la Chiesa Nuova, in una zona in cui la Malumbra terrorizzava i Tricasini. La Chiesa avrebbe consacrato le campagne ed esorcizzato il pericolo. L’architetto incaricato fu Leonardo Caliato di Lequile, il quale realizzò in tutta la sua vita solo questo edificio. Strana la scelta della forma, che rievoca il misticismo di Castel del Monte e strano e inquietante il nome che le affibbiò il popolo: la Chiesa dei Diavoli.
Secondo la leggenda il vero appaltatore dei lavori per la realizzazione del tempio di culto fu il diavolo, con il quale il principe Tricasino strinse un patto: una chiesa ed un forziere d’oro in cambio di un’ostia consacrata ad un caprone. Il diavolo mantenne la parola data, il principe invece ritenne di aver oltrepassato il limite e venne meno alla promessa. Satana andò su tutte le furie, distrusse gli arredi della Chiesa, gettò in fondo al canale del Rio (che secondo un’altra leggenda lui stesso avrebbe scavato) le campane che risuonano ininterrotte da allora e occultò il prezioso scrigno.
Una volta interdetta al culto, la Chiesa divenne una meta ambita da quanti bramavano mettere le mani sul tesoro maledetto, distruggendo gli altari e scavando sotto il pavimento.
In questo caso di leggende se ne narrano due, la seconda ritorna alla vita del signore del luogo. Si racconta che il principe e il re del male avessero stretto un patto infernale. Questo principe, che possedeva il “Libro dei Comandi”, aveva sempre la possibilità di chiamare il diavolo e chiedergli tutto ciò di cui aveva bisogno. Ogni volta che si apriva il libro e il maligno diceva “Comandi signore”, subito bisognava rispondergli con un ordine, altrimenti il diavolo svaniva. Un giorno il principe gli chiese: “Voglio che il mare in soli tre giorni stia sotto il mio palazzo”. I demoni si misero al lavoro. Costruirono la chiesa in una sola notte, come anche il canale (quello del Rio) per congiungere la dimora dell’aristocratico con le acque del mare.
Ma una notte, un servitore curioso aprì incautamente il libro. Il diavolo come al suo solito rispose: “Comandi Signore”, il servo non sapendo che rispondere disse: “Torte de rena e sarcene d’acqua” (che in vernacolo significa: torcere la sabbia e fare delle fascine d’acqua). I diavoli iniziarono a intraprendere il nuovo lavoro, ma si resero conto che si trattava di un lavoro inutile e faticosissimo perché per sua natura irrealizzabile. I demoni infuriati decisero di buttare le campane della chiesa in mare e di non finire il lavoro per il congiungimento tra il palazzo e il mare. Si narra che durante la mareggiata, ancora oggi, si possa sentire il suono delle campane nei fondali del porto di Tricase.
Un’altra leggenda racconta invece che il principe, pressato dalle richieste dei contadini che volevano una Chiesa in quella zona, si rivolse al demonio. Se avesse portato a termine la costruzione della Chiesa in una sola notte, in cambio il principe avrebbe dovuto offrire l’ostia consacrata a un caprone, animale caro al re del male. Il maligno mantenne la promessa e oltre alla costruzione donò al principe un forziere pieno di monete d’oro. Ma il principe non avendo il coraggio di sfidare Dio, venne meno al patto. Ciò provocò l’ira del diavolo, il quale scatenò un terribile tifone che trasportò le campane sino al Canale del Rio.
Nel 1966 la Chiesa fu acquistata dall’amministrazione comunale che, agli inizi del XXI secolo, ha provveduto al restauro. Con la riapertura al pubblico sembra che la triste storia di questa Chiesa sia giunta al termine. Non conoscerà più i fasti del passato, ma potrà finalmente gloriarsi di una ritrovata e meritata dignità.