Suggestivi e autentici sono i riti della Settimana Santa nel Salento, in particolare a Gallipoli, regalano emozioni intense e immergono i visitatori nella purezza della devozione, immutata nei secoli e scandita da gesti lenti e silenziosi. I riti più suggestivi sono: la processione dell’Addolorata, i Sepolcri, la processione dei Misteri e quella della Desolata.
La processione dell` Addolorata e la benedizione del mare
Il primo atto della tragedia di Cristo portata in scena per le vie della città è la processione dell’Addolorata, che ha luogo una settimana prima del Venerdì Santo. Il corteo parte dalla chiesa del Carmine a mezzogiorno in punto, annunciato dal lamento della tromba e dal rullo del tamburo. La statua dell’Addolorata, opera del 1748, vestita di nero con ricami d’oro e corona d’argento, è portata nella meravigliosa cattedrale-pinacoteca per il tradizionale “Stabat mater” e poi in processione dal centro storico alla città nuova. Superato il ponte seicentesco, la statua sosta sul bastione per la benedizione del mare, momento emozionante salutato dalle sirene dei pescherecci.
I “Sabburchi” del Giovedì Santo
S i torna per le strade il Giovedì Santo, quando i portoni delle chiese si aprono per le visite agli altari della reposizione, i meglio noti “sabburchi”. Oltre ai fedeli e a un buon numero di turisti, anche le confraternite in abiti tradizionali effettuano e si scambiano le visite, annunciate in orari diversi dal suono della tromba.
L`Urnia e la Processione dei Misteri
Di nuovo il silenzio avvolge il labirinto di vicoli a Gallipoli vecchia, nessuna campana suona il Venerdì Santo. A metà pomeriggio centinaia di fedeli si radunano fuori dalla chiesa del Santissimo Crocifisso della confraternita dei Bottai, che da sempre organizza la processione del Venerdì Santo. Grande attesa, ogni anno, per l’allestimento dell’Urnia, la tomba del Gesù morto.
La processione della Desolata, ultimo atto
Dopo tre ore dal rientro della processione dei Misteri, alle 3 di notte del Sabato Santo, dalla chiesa della Madonna della Purità esce la silenziosa processione della Desolata, che per nove ore attraversa le vie della città, rientrando a mezzogiorno. Tutti i portoni restano chiusi fino alla notte, quando le campane annunciano la Resurrezione. Nel giorno di Pasqua, infine, c’è anche il rogo della Caremma.
Le Caremme e il rogo di Pasqua
Anche il rito delle “caremme” a Gallipoli rispetta tempi e regole dettate dalla tradizione. Le Caremme sono fantocci di vecchiette che rappresentano la mamma del Carnevale. Spuntano dai balconi, appese ai lampioni o calate giù dagli alberi, s’affacciano dalle finestre, per tutto il periodo di Quaresima. Per 40 giorni, dal Mercoledì delle Ceneri alla Pasqua, è simbolo di astinenza e mortificazione.
La vecchina stringe tra le mani il fuso e la conocchia, simboli della laboriosità e dello scorrere del tempo e un`arancia amara su cui si infilzano 7 piume di cappone, che vengono estratte una a settimana fino alla domenica di Pasqua. A mezzogiorno in punto, la Caremma viene bruciata come la mestizia che rappresenta. A Gallipoli si organizzano i roghi della caremma in diversi punti della città, e non è raro che intorno si distribuiscano ai bambini i tipici dolci pasquali, le “pupe” e i “caddhuzzi”.
Una delle attrazioni di Pasqua, oltre alle tradizioni, è la cucina: sono da provare e assaggiare soprattutto quei piatti che vengono preparati solo in occasione della Pasqua come l’agnello al forno e i turcinieddhri, involtini con le interiora di agnello. Si passa, poi, ai dolci pasquali: agnelli di pasta di mandorle e la Cuddhura, pasta frolla a forma di pupa o di gallo. Tra i dolci ricordiamo anche i taralli dolci, le pastarelle con la marmellata, le scarcelle e le panaredde.
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